L’osteoporosi è una malattia sistemica dello scheletro, che indebolisce le ossa a seguito di una riduzione della massa minerale ossea e favorisce il rischio di frattura.
Secondo i dati dell’International Osteoporosis Foundation, l’osteoporosi interesserebbe 75 milioni di persone tra Europa, USA e Giappone, e sarebbe responsabile di fratture dopo i 50 anni in 1 donna ogni 3 e in 1 uomo ogni 5.
L’osteoporosi è una malattia tipica dell’anziano a cui contribuiscono però anche altri fattori, come per esempio la sedentarietà, la carenza di calcio e vitamina D, la menopausa nelle donne, alcune terapie farmacologiche. Una condizione subdola, in quanto è asintomatica e passa inosservata fino a quando non causa una frattura, a volte anche in modo spontaneo.
Approfondiamo insieme e analizziamo con maggiori dettagli cos’è l’osteoporosi, quali sono le sue cause, quali conseguenze può avere, come si cura e se si può prevenire.
Indice
Cos’è l’osteoporosi?
L’osteoporosi è una malattia sistemica dello scheletro, tipicamente asintomatica, che rende le ossa più fragili e, conseguentemente, più inclini alla frattura.
A sostenere l’osteoporosi sono sostanzialmente due fenomeni collegati tra loro: il deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo e la conseguente riduzione della massa minerale ossea (o densità minerale ossea).
Per comprendere cosa si intende per “deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo”, occorre fare un passo indietro e rivedere cosa sono le trabecole ossee.
Quest’ultime sono definite come le unità strutturali macroscopiche dell’osso spugnoso; detto in termini più semplici ma anche più esplicativi, sono gli elementi fondamentali, simili a travi o pilastri, che compongono l’osso spugnoso e che, tramite una disposizione mirata a rete, provvedono a donarvi forza e resistenza meccanica.
Nell’osteoporosi, si assiste a un progressivo assottigliamento e a una graduale disconnessione delle trabecole dell’osso spugnoso, due fenomeni che finiscono per indebolire l’architettura ossea.
Per quanto riguarda invece la comprensione del concetto di massa minerale ossea, è sufficiente dire che questa corrisponde alla misura della quantità di minerali contenuti in un centimetro cubo di osso ed è un indicatore clinico di resistenza alle fratture.
Quali conseguenze ha l’osteoporosi?
Come detto, l’osteoporosi rende le ossa più fragili e predisposte alle fratture.
Oltre a essere particolarmente dolorose, queste fratture fanno fatica a guarire, possono verificarsi in modo del tutto spontaneo (soprattutto quelle a livello vertebrale), sono possibile causa di disabilità motoria e, infine, possono innescare complicanze mortali (es: tromboembolia, infezioni) dovute all’immobilizzazione prolungata.
Quali sono le cause di osteoporosi?
L’osteoporosi è una condizione multifattoriale, ovvero dovuta a molteplici fattori. Sicuramente, il principale è l’invecchiamento: in età avanzata, infatti, il processo di formazione di nuovo tessuto osseo (deposizione ossea) si riduce e diviene deficitario rispetto al processo opposto, ovvero il riassorbimento osseo, il quale consiste nell’eliminazione del tessuto osseo; in altre parole, quando si invecchia, predomina il processo di distruzione delle cellule ossee piuttosto che quello di rinnovamento, in modo totalmente opposto a quanto accade in giovane età (in cui prevale la deposizione ossea).
Dopo l’invecchiamento, altri importanti fattori favorenti l’osteoporosi sono:
- la familiarità per la riduzione della massa minerale ossea: tale condizione favorisce l’osteoporosi;
- la scarsa assunzione di calcio tramite la dieta: il calcio è noto per essere un minerale fondamentale per la salute delle ossa;
- la presenza di patologie che compromettono il metabolismo della vitamina D o di minerali essenziali per le ossa quali calcio e fosforo: il corretto metabolismo della vitamina D permette all’intestino di assorbire i sopra citati calcio e fosforo. Patologie che rientrano in questa casistica sono le celiachia e la malattia infiammatoria intestinale;
- la carenza di attività fisica: muoversi favorisce la deposizione ossea, mentre la sedentarietà (o l’immobilità forzata dovuta a una qualche patologia) è alleata del riassorbimento osseo;
- la carenza di vitamina D: come detto in precedenza, questa vitamina è fondamentale per l’assorbimento a livello intestinale del calcio;
- la riduzione degli estrogeni, nelle donne, e del testosterone, negli uomini: estrogeni e testosterone sono ormoni fondamentali per la salute delle ossa e dello scheletro in generale. Nelle donne, ha un impatto significativo sui livelli di estrogeni l’arrivo della menopausa;
- i trattamenti radioterapici di lunga durata: le radiazioni ionizzanti hanno effetti negativi sul rimodellamento osseo. Inoltre, possono alterare la struttura ossea, rendendola meno resistente;
- l’assunzione di alcune classi farmacologiche, tra cui corticosteroidi, chemioterapici, antiepilettici, diuretici, anticoagulanti, inibitori di pompa protonica;
- l’ipertiroidismo: l’eccesso di ormoni tiroidei che caratterizza questa condizione favorisce il riassorbimento osseo e indebolisce la deposizione, risultando avere, pertanto, un doppio effetto negativo;
- l’eccessiva magrezza: questa condizione priva l’organismo della produzione di estrogeni attuata dal tessuto adiposo;
- la chirurgia bariatrica: operazione che modifica l’apparato digerente ai fini di un dimagrimento significativo e duraturo, può compromettere l’assorbimento di vitamina D e calcio;
- la presenza di patologie autoimmuni che colpiscono le ossa (es: artrite reumatoide e spondilite anchilosante) o di tumori del sangue come le leucemie o il mieloma multiplo.
L’osteoporosi, inoltre, interessa più spesso le donne (a causa di quel calo di estrogeni di cui si è parlato), le persone di popolazione caucasica e asiatica, i fumatori e chi fa un consumo elevato di alcolici.
Osteoporosi primitiva e osteoporosi secondaria
Chiarite le cause, ci sono tutte le informazioni per comprendere la classificazione medica che distingue l’osteoporosi in primitiva (o primaria) e secondaria.
Si parla di osteoporosi primitiva quando la condizione scaturisce da fattori naturali, come l’invecchiamento (osteoporosi involutiva) o il calo degli estrogeni tipico della menopausa. Rientra nell’osteoporosi primitiva anche l’osteoporosi giovanile dovuta a fattori genetici.
Si parla, invece, di osteoporosi secondaria quando la condizione deriva da patologie sottostanti (es: malattie gastrointestinali, ipertiroidismo), dall’uso di determinati farmaci (es: corticosteroidi) o da condizioni come malnutrizione, malassorbimento dei nutrienti, immobilità prolungata.
Quali sono i sintomi?
L’osteoporosi è una condizione tipicamente priva di sintomi. Non a caso, molte persone scoprono di esserne affette quando si fratturano un osso in modo un po’ anomalo.
Alla luce di ciò, vale la pena concentrarsi di più sulle fratture da osteoporosi, che sono a tutti gli effetti il modo in cui la malattia si manifesta.
Queste fratture riguardano tipicamente le vertebre (di solito quelle lombari), il polso e il femore prossimale (vicino all’anca).
Sono dolorose e fanno fatica a guarire, in quanto, nel paziente osteoporotico, la rigenerazione ossea è compromessa per via del forte sbilanciamento tra deposizione e riassorbimento.
Ma non è tutto.
La guarigione lenta comporta una immobilizzazione prolungata del paziente. La lunga immobilità favorisce la formazione di coaguli sanguigni anomali lungo il sistema vascolare (trombosi venosa) e il ristagno delle secrezioni a livello polmonare, due condizioni che, a loro volta, possono degenerare in embolia polmonare e polmonite da stasi.
Il verificarsi di questa serie di conseguenze complica enormemente il quadro clinico e può risultare anche fatale.
Come si diagnostica l’osteoporosi?
L’esame che i medici impiegano per diagnosticare l’osteoporosi è la cosiddetta densitometria ossea o DEXA.
Attraverso l’utilizzo di raggi X, questo test strumentale rileva la massa minerale ossea, ovvero l’indicatore più importante della forza e della resistenza delle ossa, in punti cruciali del corpo, ovvero colonna vertebrale, anca (femore prossimale), polso.
La DEXA è un esame ambulatoriale che non prevede ricovero e che permette al paziente, una volta conclusa la procedura, di tornare a casa.
Come funziona la DEXA: il T-score
Lo strumento per la DEXA descrive la massa minerale ossea attraverso diversi parametri numerici.
Il più importante di questi e quello sfruttato per la diagnosi di osteoporosi è il cosiddetto T score.
Il T score è la misura di quanto il valore della densità minerale ossea del soggetto esaminato si discosta dal valore di riferimento, rappresentano dalla popolazione sana di 25-30 anni e dello stesso sesso. In un soggetto sano, il T score risulta ≥ -1, mentre nel soggetto con osteoporosi è < -2,5; i pazienti con valori compresi tra -1 e -2,5 rientrano nel quadro clinico noto come osteopenia, una condizione simile all’osteoporosi, ma meno grave (spesso, anticipa l’osteoporosi vera a propria).
Esiste una cura per l’osteoporosi?
Al momento, non esiste una cura definitiva per l’osteoporosi. Tuttavia, tramite uno stile di vita sano, una dieta mirata, l’esercizio fisico appropriato e regolare, e, talvolta, il ricorso a determinati farmaci, è possibile controllare con buoni risultati questa condizione, riducendo in modo significativo il rischio di frattura.
Il piano terapeutico per l’osteoporosi si sviluppa a partire da un unico ma importantissimo obiettivo: limitare il riassorbimento osseo, processo da cui dipende la fragilità delle ossa e la predisposizione alle fratture.
Il trattamento dell’osteoporosi è personalizzato, quindi varia da paziente a paziente, in base a fattori come rischio di frattura, età, sesso e storia clinica.
In linea generale, se il rischio frattura è contenuto, il protocollo terapeutico può limitarsi a un intervento comportamentale, fondato su un regime alimentare, un esercizio fisico e uno stile di vita mirati a salvaguardare la salute delle ossa; se il rischio frattura invece è elevato, il protocollo va ampliato e deve includere una terapia farmacologica specifica (che non cura la condizione, ma ne favorisce una gestione migliore).
Nei prossimi paragrafi, verranno analizzati nei dettagli lo stile di vita da adottare, l’esercizio fisico più indicato, la dieta più corretta e i farmaci.
Dieta
Il principio fondamentale alla base della dieta per l’osteoporosi è che questa preveda un adeguato apporto di calcio e vitamina D. I motivi di ciò sono noti: il calcio è un minerale fondamentale per garantire forza e resistenza alle ossa, mentre la vitamina D favorisce l’assorbimento e il metabolismo dello stesso calcio.
Gli alimenti a più alto contenuto di calcio e che fanno senza dubbio al caso del paziente osteoporotico sono:
- latte e derivati;
- ortaggi a foglia verde (es: spinaci, radicchio verde, bieta);
- legumi in forma disidratata;
- crusca di frumento;
- grano saraceno;
- acciughe;
- calamari e totani.
Per quanto concerne invece gli alimenti che apportano vitamina D, si segnalano:
- uova;
- salmone;
- sardine;
- pesce spada;
- olio di pesce.
Si ricorda che il nostro organismo è in grado di sfruttare la vitamina D introdotta con gli alimenti soltanto se esposto alla luce solare, questo perché è solo così che la vitamina passa da una forma non sfruttabile a una forma fruibile e utile. Nei pazienti in cui l’apporto con la dieta di calcio e vitamina D continua a rimanere insufficiente rispetto alle esigenze, è indicato l’uso di integratori alimentari.
Esercizio fisico
L’attività fisica mirata alla gestione dell’osteoporosi deve includere:
- esercizi di carico: sono tutte quelle attività motorie in cui il peso del corpo grava sulle ossa. Questi esercizi sono utili perché il peso del corpo, combinato alla forza di gravità, costituisce uno stimolo positivo alla deposizione di nuovo tessuto osseo e all’aumento della densità minerale ossea. Esempi di esercizi fisici di carico sono la camminata, salire le scale, la corsa leggera (solo per osteoporosi non gravi), il ballo, l’aerobica, la marcia. Per quanto riguarda la frequenza, i medici raccomandano di eseguire questo tipo di attività motoria almeno 2-3 volte a settimana;
- esercizi di resistenza: sono tutte quelle attività che prevedono l’impiego di pesi leggeri ed elastici per tonificare e rinforzare la muscolatura, e migliorarne l’elasticità. Nel paziente osteoporotico, sono importanti non solo perché favoriscono (anch’essi) la deposizione ossea, ma anche perché, rendendo i muscoli più forti e meno rigidi, comportano una riduzione del rischio di cadute accidentali (che sono tra le cause principali di frattura). Anche in questo caso, la frequenza consigliata dagli esperti è di 2-3 volte a settimana;
- esercizi posturali di balance (equilibrio): corrispondono alle attività motorie che migliorano le capacità di equilibrio. Una buona capacità di balance è associato a un rischio inferiore di caduta accidentale. Come suggerisce l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), questi esercizi andrebbero eseguite almeno 3 volte a settimana.
I pazienti alle prime armi e anche quelli che sono reduci da un periodo di sedentarietà, dovrebbero avvalersi del supporto di un fisioterapista esperto anche in scienze motorie o che collabora attivamente con un professionista del settore delle scienze motorie.
Stile di vita
Per tenere sotto controllo l’osteoporosi e il rischio di frattura collegato, è indispensabile:
- non fumare;
- evitare o limitare drasticamente il consumo di bevande alcoliche;
- mantenere nella norma il peso corporeo attraverso una dieta equilibrata: sia l’obesità che l’eccessiva magrezza possono incidere sulla salute delle ossa e favorire la frattura;
- evitare tutte quelle attività fisiche e domestiche che potrebbero comportare cadute accidentali.
Si ricorda, inoltre, l’importanza di predisporre un ambiente domestico che riduca al minimo il rischio di inciampo e scivolamento. Molti pazienti osteoporotici, infatti, si fratturano le ossa cadendo in casa per colpa di un’abitazione inadeguata e con ostacoli.
Farmaci
In caso di necessità, il medico può valutare la prescrizione di una terapia farmacologica. Tra i farmaci per l’osteoporosi figurano:
- bifosfonati: sono medicinali in grado di aumentare la densità minerale ossea, limitando il processo decalcificazione delle ossa.
I bifosfonati più impiegati sono l’alendronato, il risedronato, l’ibandronato e l’acido zoledronico; - modulatori selettivi del recettore degli estrogeni (SERM): sono medicinali che stimolano i recettori per gli estrogeni, innescando effetti sul tessuto osseo simili agli estrogeni veri e propri (si ricorda che gli estrogeni, così come il testosterone, sono ormoni fondamentali nel promuovere la deposizione ossea). Un SERM di comune utilizzo in presenza di osteoporosi è il raloxifene;
- teriparatide: assomiglia all’ormone paratiroideo e ha la proprietà di stimolare la deposizione ossea;
- denosumab: è un anticorpo monoclonale che ha effetti molto simili ai bifosfonati e che può sostituire quest’ultimi, quando il paziente non li tollera;
- romosozumab: è un medicinale di recente approvazione in Italia (2022), che stimola la deposizione ossea e riduce il riassorbimento. Trova indicazione soprattutto nelle pazienti donne in post-menopausa e che sono ad alto rischio di frattura.
A questi farmaci è doveroso aggiungere anche la terapia ormonale sostitutiva estrogenica, la quale, però, nonostante l’impatto positivo sulla salute delle ossa del paziente osteoporotico, è poco impiegata per via dei suoi effetti collaterali per nulla trascurabili (favorisce la trombosi venosa, il tumore al seno e quello dell’ovaio).
Si ricorda che è necessario, in ogni caso, rivolgersi al proprio medico curante per stabilire il percorso da intraprendere.
Si può prevenire?
È possibile ridurre il rischio di osteoporosi e, talvolta, anche prevenirla, ma serve un intervento comportamentale mirato fin dalla giovane età, basato sull’apporto adeguato di calcio tramite la dieta e sulla pratica regolare di attività fisica.
Come riporta il sito dell’Istituto Superiore di Sanità, sono anni cruciali per creare uno tessuto osseo forte anche in età più matura quelli della scuola primaria e della scuola secondaria.
Ciò non deve sorprendere, in quanto il periodo più importante e soprattutto prolifico per la deposizione ossea (ovvero il processo di formazione di nuovo tessuto osseo) e il conseguente miglioramento della densità minerale ossea si estende tra infanzia, adolescenza e giovane età adulta. Da dopo i 20 anni, invece, si assiste a un calo progressivo del processo di deposizione, tale per cui quest’ultimo, a circa 30 anni, diventa equiparabile al riassorbimento osseo (ovvero il processo inverso) e in età avanzata è perfino inferiore.
In sostanza, quindi, per prevenire l’osteoporosi, è fondamentale un intervento lungimirante di promozione della deposizione ossea, che comincia dalla giovanissima età.
Domande frequenti (FAQ)
L’osteoporosi è una malattia sistemica dello scheletro, che rende le ossa più fragili e porose. È caratterizzata da una riduzione della massa minerale ossea e dal deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo. Questo indebolimento aumenta la predisposizione alle fratture, che sono la manifestazione più comune della malattia.
I principali fattori di rischio non modificabili includono il sesso (le donne sono molto più propense a sviluppare l’osteoporosi rispetto agli uomini) e l’età avanzata. Rientrano in questa categoria anche l’appartenenza a popolazioni caucasiche o asiatiche, una storia familiare di osteoporosi e una struttura corporea piccola o un’eccessiva magrezza.
Fattori legati allo stile di vita che aumentano il rischio includono la sedentarietà o la carenza di attività fisica. Contribuiscono anche il fumo e il consumo eccessivo di alcol (oltre due bevande alcoliche al giorno). Inoltre, un apporto insufficiente di calcio e Vitamina D tramite la dieta è un fattore significativo.
L’osteoporosi è spesso una condizione subdola e tipicamente asintomatica. Di solito, passa inosservata finché non si manifesta con una frattura. I segni che possono indicare una perdita di resistenza ossea includono una perdita di altezza, un peggioramento della postura (incurvamento o cifosi) o dolore alla schiena causato dal collasso delle vertebre.
Le fratture più comuni associate all’osteoporosi si verificano a livello delle vertebre (di solito quelle lombari), del polso e del femore prossimale (vicino all’anca). Le fratture vertebrali, in particolare, possono verificarsi in modo spontaneo. Queste rotture sono dolorose e fanno fatica a guarire a causa del compromesso processo di rigenerazione ossea nel paziente osteoporotico.
L’esame principale utilizzato per diagnosticare l’osteoporosi è la densitometria ossea, anche nota come DEXA (Dual-Energy X-ray Absorptiometry). Questo test strumentale rileva la massa minerale ossea in punti cruciali come colonna vertebrale e anca, ed è l’indicatore più importante della forza ossea. La diagnosi di osteoporosi viene posta quando il T score risulta essere inferiore a -2,5 SD.
Il test di densità ossea (DEXA/MOC) è raccomandato se si hanno fattori di rischio. In generale, è consigliato sottoporsi al test se si ha più di 65 anni. È opportuno rivolgersi al medico anche se si è in menopausa precoce, se si ha una storia familiare di osteoporosi, o se si ha già subito una frattura dopo i 50 anni.
L’obiettivo primario del piano terapeutico è prevenire le fratture
e controllare la condizione per gestirla al meglio. Questo si ottiene limitando il riassorbimento osseo, che è il processo che causa la fragilità delle ossa. La terapia, che è personalizzata per ogni paziente, mira a rafforzare l’osso esistente e a rallentare la perdita di densità ossea.
No, non è sempre necessaria, ma l’adeguato apporto di questi elementi è fondamentale per la salute ossea. È preferibile ottenere il calcio dagli alimenti. La supplementazione di Calcio e Vitamina D è indicata solo per i pazienti in cui l’apporto dietetico continua a rimanere insufficiente rispetto al fabbisogno. La Vitamina D è cruciale per l’assorbimento del calcio e la sua carenza è comune.
L’attività fisica è cruciale per la prevenzione, fin dalla giovane età, e per la gestione della malattia. Muoversi favorisce la deposizione di nuovo tessuto osseo e aumenta la densità minerale ossea. L’attività fisica mirata deve includere esercizi di carico (es. camminata) e di resistenza. Inoltre, gli esercizi di equilibrio (balance), come il Tai Chi, riducono il rischio di cadute, che sono la principale causa di frattura.
Le modifiche dietetiche cruciali prevedono un adeguato apporto di calcio e vitamina D. Il calcio garantisce forza e resistenza, mentre la vitamina D ne favorisce l’assorbimento a livello intestinale. Si consiglia l’assunzione di alimenti come latte e derivati, ortaggi a foglia verde, e alcuni tipi di pesce. È importante ricordare che l’organismo sfrutta la vitamina D introdotta con gli alimenti solo se esposto alla luce solare.
Al momento, non esiste una cura definitiva per l’osteoporosi. Tuttavia, la condizione può essere gestita e controllata con buoni risultati. Tramite uno stile di vita sano, una dieta corretta, esercizio fisico regolare e, se necessario, farmaci, è possibile ridurre significativamente il rischio di frattura. I pazienti devono aspettarsi di gestire l’osteoporosi a lungo termine, solitamente per il resto della loro vita.


