Le epatiti virali sono infezioni a carico del fegato, che possono causare complicanze gravi, quali cirrosi epatica, insufficienza epatica e/o tumore del fegato. Esistono cinque tipi di epatiti virali: A, B, C, D ed E. Le più diffuse sono la A, la B e la C. Secondo l’OMS, le più importanti e pericolose sono l’epatite B e la C, le quali rappresentano il 96% della mortalità per epatite virale nel mondo.
La prevenzione è possibile: per alcune epatiti esistono le vaccinazioni, mentre per le altre è fondamentale fare attenzione a determinati comportamenti e all’igiene.
Approfondiamo insieme, e analizziamo con maggiori dettagli cosa e quali sono le epatiti virali, come si trasmettono, quali sono i sintomi e le terapie e come si prevengono.
Indice
- Cosa sono le epatiti virali?
- Quante sono le epatite virali e quali sono le loro cause?
- Come si prende un’epatite virale?
- Quali sono i sintomi delle epatiti virali?
- Quali sono le complicanze delle epatiti virali?
- Come si esegue la diagnosi?
- Come si curano le epatiti virali?
- Esiste una vaccinazione contro le epatiti virali?
- Come prevenire le epatiti virali: comportamenti e stile di vita
- Domande frequenti (FAQ)
Le epatiti virali sono infezioni dovute appunto a virus che colpiscono il fegato e, in caso di mancato trattamento tempestivo, possono recarvi danni irreparabili, talvolta dall’esito fatale. Queste infezioni possono causare una malattia di carattere acuto oppure cronico, con danni seri e irreparabili a un organo vitale come il fegato.
In alcuni casi iniziano come infezioni acute e poi si trasformano in patologie croniche, se il sistema immunitario non riesce a eliminare completamente il virus responsabile. Alcune forme acute possono avere carattere fulminante e risultare pericolose e fatali, allo stesso modo delle malattie croniche.
Come accennato prima, esistono cinque tipi di epatiti virali, contrassegnate con le prime cinque lettere dell’alfabeto:
- epatite A: dovuta al virus dell’epatite A, è connessa all’ingestione di cibo o acqua contaminata;
- epatite B: provocata dal virus dell’epatite B, si tratta della più diffusa forma al mondo di epatite virale. Di solito, è responsabile di un’infezione di carattere acuto, ma può diventare anche una malattia cronica;
- epatite C: il responsabile è il virus dell’epatite C. Induce un’infezione acuta che, nella maggior parte dei casi, si trasforma in una pericolosa condizione di carattere cronico;
- epatite D: dovuta al virus dell’epatite D, questa infezione può verificarsi solo in presenza anche del virus dell’epatite B. L’epatite D può essere il risultato di una coinfezione (quando il contagio da virus dell’epatite B e quello da virus dell’epatite D avviene contemporaneamente) o di una superinfezione (quando il contagio da virus dell’epatite D avviene in una persona già affetta da epatite B). La coinfezione è associata a una malattia acuta, che può avere carattere fulminante con esito fatale. La superinfezione, invece, tende a favorire la cronicizzazione dell’epatite B e una condizione di cirrosi epatica;
- epatite E: causata dal virus dell’epatite E, tale infezione, in condizioni normali, tende a guarire da sola senza trattamenti. Si segnala la sua pericolosità in gravidanza, in quanto può indurre complicanze come parto prematuro e, nella gestante, ittero e insufficienza epatica da epatite fulminante acuta.
Delle cinque tipologie di epatite virale, quelle più conosciute e comuni sono l’epatite A, B e C.
Le epatiti virali si contraggono dopo l’esposizione al virus responsabile, esattamente come accade per una qualsiasi altra infezione.
Le vie di contagio variano in base alla tipologia di epatite:
- l’epatite A è frutto solitamente di un’intossicazione alimentare, dovuta all’ingestione di cibo e bevande in cui sono presenti tracce di feci contaminate. Questa infezione, tuttavia, si può prendere anche in seguito alla condivisione di siringhe (per colpa di sangue infetto residuale) e a rapporti sessuali non protetti con una persona infetta;
- l’epatite B si trasmette tipicamente tramite il sangue e altri fluidi corporei come lo sperma. Vie tipiche di contagio sono i rapporti sessuali con una persona infetta e la condivisione di siringhe o aghi contaminati. Da segnalare è anche la possibilità di trasmissione materno-fetale, durante il passaggio lungo il canale del parto;
- l’epatite C si trasmette tipicamente attraverso il contatto con sangue infetto. Le principali vie di contagio secondo tale modalità sono la condivisione di siringhe o aghi, le trasfusioni di sangue infetto, l’uso in ambito medico o estetico (es: tatuaggio, piercing) di strumentazioni non correttamente sterilizzate e, seppur più raramente, i rapporti sessuali non protetti e la via materno-fetale;
- l’epatite D si contrae anch’essa attraverso il sangue infetto, in seguito solitamente a rapporti sessuali non protetti con persone malate o alla condivisione di siringhe o aghi;
- l’epatite E non è una malattia contagiosa. Le persone la contraggono a seguito dell’ingestione di acqua contenente tracce di feci contaminate o di carni infette, oppure per via materno-fetale.
Come si può notare, l’insorgenza delle epatiti è connessa a comportamenti e fattori evitabili, il che è fondamentale in ottica prevenzione.
I sintomi possono variare a seconda del tipo di infezione in corso, ma i più comuni, riconducibili a un’epatite virale, sono i seguenti:
- dolori articolari;
- urina di colore scuro;
- affaticamento;
- nausea;
- febbre;
- perdita di appetito;
- feci chiare o color argilla;
- ittero (ingiallimento della pelle e della sclera oculare, ovvero la parte bianca degli occhi);
- dolore allo stomaco.
In genere, i sintomi delle epatiti virali compaiono gradualmente con il tempo, di pari passo con il progredire dell’infezione.
Oltre a un’infezione di tipo acuto, alcune forme di epatite virale, nello specifico le epatiti B, C e D, possono causare anche un’infezione a lungo termine, detta cronica.
Le epatiti virali croniche si verificano quando, per un qualche motivo, il sistema immunitario della persona non riesce a debellare completamente dall’organismo e dal fegato il virus responsabile dell’infezione iniziale.
Le epatiti virali possono comportare serie complicanze, spesso dall’esito fatale, come:
- cirrosi epatica: consiste nella sostituzione del tessuto epatico sano e funzionale (il cosiddetto parenchima) con tessuto cicatriziale non funzionale. La cirrosi epatica comporta che la perdita di funzione da parte del fegato;
- insufficienza epatica: è la condizione di salute per cui il fegato non riesce più a svolgere le sue funzioni fisiologiche e vitali per l’organismo, come il metabolismo dei nutrienti, la produzione di proteine plasmatiche, la depurazione del sangue. L’insufficienza epatica può essere una conseguenza della sopra menzionata cirrosi epatica;
- cancro del fegato: con meccanismi diversi, le epatiti virali B e C di carattere cronico sono associate a un rischio maggiore per l’epatocarcinoma, un tumore maligno del fegato.
È importante ricordare che anche alcune forme acute di epatite virale possono avere prognosi infausta: è il caso delle epatiti di tipo fulminante, che causano insufficienza epatica per distruzione del tessuto epatico funzionale.
Le epatiti virali più spesso protagoniste di infezioni acute dal carattere fulminante sono l’epatite A, la B in presenza di una superinfezione da virus dell’epatite D e la E.
Come si esegue la diagnosi?
Per diagnosticare le epatiti virali serve un esame del sangue per la ricerca di anticorpi e, in alcuni casi, per la quantificazione del materiale genetico virale.
Per conoscere l’entità del danno epatico, invece, servono specifici esami ematici di funzionalità epatica.
Lo screening gratuito per l’epatite C
Si ricorda che, per i nati tra il 1969 e il 1989, il Servizio Sanitario Nazionale sta attuando uno screening gratuito per l’epatite C, volta a individuare persone infette inconsapevolmente dal virus dell’epatite C, in modo da somministrare loro le cure necessarie e interrompere la trasmissione involontaria dell’infezione.
Il test di screening prevede un semplice prelievo di sangue e la ricerca di esso di anticorpi contro il virus dell’epatite C.
Il trattamento varia in base al tipo di epatite virale presente e ai sintomi.
Le opzioni terapeutiche sono differenti, inoltre, a seconda che l’infezione sia acuta o cronica.
Epatite A
Nella maggior parte dei casi, l’epatite A è una malattia autolimitante, che guarisce da sola. Durante il processo di guarigione spontanea, è importante che il paziente stia a riposo, consumi cibi e bevande salutari e di provenienza sicura, e beva molta acqua.
In questa fase, assolutamente da evitare è il consumo di alcolici e, se c’è l’intenzione di assumere vitamine, farmaci da banco o altri integratori, è raccomandato rivolgersi prima al medico curante, per sapere se ci sono rischi per il fegato.
Il completo recupero avviene generalmente nell’arco di 6 mesi.
È da segnalare che, in caso di sospetta esposizione al virus dell’epatite A, esiste la possibilità di ricorrere alla somministrazione del vaccino specifico (di cui si parlerà in seguito) o di immunoglobuline, a patto però che questa avvenga entro 2 settimane dal momento del presunto contagio.
Epatite B
In caso di epatite B, l’approccio terapeutico standard prevede di intervenire con un trattamento soltanto quando l’infezione diventa cronica e se tale infezione cronica causa danni al fegato, confermati dagli esami del sangue.
Per queste evenienze, la terapia si basa sulla somministrazione di farmaci antivirali, allo scopo di ridurre il rischio di danni al fegato. C’è cautela nell’usare gli antivirali, poiché, seppur raramente, possono avere effetti collaterali. Eventuali altre terapie farmacologiche o ricorsi a integratori vanno concordate con il medico curante, perché potrebbero avere ripercussioni indesiderate sul fegato.
Epatite C
L’approccio terapeutico prevede di attendere 6 mesi e verificare come ha risposto il sistema immunitario: se non è riuscito a eliminare il virus dall’organismo, serve il supporto di una terapia a base di farmaci antivirali. Se tempestivo, il trattamento antivirale è efficace nella quasi totalità dei casi in un arco temporale compreso tra le 8 e le 12 settimane. Va detto, tuttavia, che alcune persone potrebbero dover assumere i farmaci per più tempo, per raggiungere la guarigione.
Anche in questo caso, c’è cautela nell’usare gli antivirali per via dei possibili effetti collaterali a essi associati e bisogna consultare il medico prima di assumere farmaci diversi da quelli prescritti o integratori per evitare danni epatici accidentali (indebolito dall’infezione, il fegato è più fragile).
Epatite D
Attualmente, non esiste un trattamento valido per tutti e capace di guarire dall’epatite D.
In alcuni pazienti, può avere effetto l’utilizzo di interferone pegilato. Da qualche anno, AIFA ha approvato anche un farmaco specifico, noto come bulevirtide, che però trova impiego solo in centri epatologici di riferimento, a uso compassionevole nei pazienti con cirrosi epatica avanzata.
Come negli altri, chi soffre di epatite D, prima di assumere farmaci o integratori, deve consultare un medico, per accertarsi che non ci siano pericoli di danni al fegato già indebolito dall’infezione.
Epatite E
Nella maggior parte dei casi, anche l’epatite E è autolimitante, ovvero guarisce da sola. Si raccomanda riposo, una corretta idratazione, una dieta sana, e la totale rinuncia al consumo di alcolici.
Anche in questo caso, vale la raccomandazione fatta per le altre epatiti: prima di assumere farmaci non previsti dal piano terapeutico o integratori, bisogna consultare il medico curante, per evitare danni epatici accidentali.
Attualmente, esistono i vaccini per l’epatite A e B. La vaccinazione è la misura di prevenzione più efficace contro queste infezioni e, per questo, è fortemente raccomandata dalla comunità medica.
Ecco, di seguito, un’analisi più dettagliata delle varie vaccinazioni:
- vaccino per l’epatite A: per una copertura completa ed efficace, prevede 2 dosi, da eseguire ad almeno 6 mesi di distanza l’una dall’altra. C’è la possibilità di vaccinarsi a partire dai 12 mesi di vita.
In Italia, questa vaccinazione non è obbligatoria, ma raccomandata a determinate categorie di persone, tra cui viaggiatori, coloro che soffrono di patologie epatiche croniche, persone che lavorano in laboratori a rischio biologico, lavoratori del settore sanitario. Sempre in Italia, nei bambini, è offerta gratuitamente fino all’età di 7 anni; - vaccino per l’epatite B: per una protezione efficace, prevede 3 dosi nei bambini e 2 dosi in adolescenti e adulti. In Italia, questa vaccinazione è obbligatoria per tutti i nuovi nati, i quali la ricevono tipicamente con il vaccino esavalente, il quale protegge anche da difterite, tetano, pertosse, poliomielite e Haemophilus influenzae di tipo b. Nei più piccoli, il calendario vaccinale suddivide le 3 dosi a 3, 5 e 11 mesi di vita. In adolescenti e adulti, invece, impone che le 2 dosi avvengano a distanza di 6 mesi l’una dall’altra. Il vaccino anti-epatite B è conseguibile anche in gravidanza, ragion per cui i medici lo raccomandano a tutte le donne a rischio per motivi, per esempio, di lavoro.
I vaccini per le epatiti virali A e B conferiscono un’immunizzazione duratura nel tempo: quella per l’epatite A sembra avere una durata di 20-25 anni, mentre quella per l’epatite B sembra non aver bisogno di richiami dopo il primo ciclo vaccinale.
Vaccini a parte, per proteggersi dalle epatiti virali è importante anche adottare comportamenti e uno stile di vita che riduca il rischio di infezione. Questo approccio comportamentale è particolarmente importante nel caso delle infezioni per cui manca una vaccinazione.
Per quanto riguarda le epatiti virali i cui veicoli di trasmissione principali sono il sangue e i fluidi corporei infetti (epatiti B, C e D); per ridurre il rischio di contrarre tali infezioni, è fondamentale:
- non condividere aghi o altri materiali per iniettarsi droghe;
- usare sempre i guanti qualora si debba toccare il sangue o una ferita aperta di una persona sconosciuta: questa raccomandazione è particolarmente importante per i lavori del settore sanitario;
- assicurarsi che l’eventuale tatuatore o piercer a cui ci si affida per una modificazione estetica operi nel rispetto di tutte le norme di sterilizzazione degli strumenti;
- non condividere oggetti personali, quali rasoio, spazzolino da denti, tagliaunghie;
- usare sempre il preservativo, fin dai preliminari, in caso di rapporti sessuali con partner occasionali.
Per quanto concerne invece le epatiti virali correlate tipicamente a intossicazioni di tipo alimentare, per proteggersi da tale patologie, è cruciale:
- lavare scrupolosamente le mani con acqua e sapone, per almeno 20 secondi, ogni volta dopo aver usato il bagno, aver maneggiato o preparato cibo potenzialmente a rischio, aver cambiato un pannolino o un pannolone;
- se non si dispone di acqua e sapone, usare un gel disinfettante, a patto che contengano almeno il 60% di alcol;
- assicurarsi di consumare sempre e solo cibo e acqua di origine sicura e controllata.
Conoscere queste norme comportamentali può fare la differenza.
Cosa fare per evitare la trasmissione dell’epatite alle altre persone?
Se si è affetti da una forma di epatite virale, bisogna innanzitutto informare il proprio partner sessuale e, assieme a lui, consultare un medico per sapere quali sono le migliori norme di protezione, laddove chiaramente il vaccino non esista.
In secondo luogo, è importante mettere al corrente parenti e operatori sanitari, dentista compreso, della propria condizione, in maniera tale che possano adottare tutte le contromisure necessarie in caso di necessità.
Domande frequenti (FAQ)
Le epatiti virali sono infezioni del fegato causate da virus. Possono manifestarsi in forma acuta o cronica, causando danni seri e, in alcuni casi, irreversibili a questo organo vitale. Le complicanze gravi includono cirrosi epatica, insufficienza epatica e tumore del fegato.
Esistono cinque tipi principali di epatiti virali: A, B, C, D ed E. Le più diffuse e pericolose sono l’epatite B e C, che rappresentano il 96% della mortalità per epatite virale a livello globale.
Le modalità di contagio variano. L’epatite A ed E si trasmettono principalmente tramite l’ingestione di cibo o acqua contaminati da feci, o carne poco cotta (per l’epatite E). Le epatiti B, C e D si trasmettono tipicamente attraverso il contatto con sangue infetto e altri fluidi corporei, spesso tramite siringhe condivise, rapporti sessuali non protetti o, per l’epatite B e C, trasmissione materno-fetale. L’epatite D può colpire solo chi è già affetto da epatite B.
I sintomi possono includere dolori articolari, urine scure, affaticamento, nausea, febbre, perdita di appetito, feci chiare o color argilla, ittero (ingiallimento della pelle e degli occhi) e dolore allo stomaco. Spesso compaiono gradualmente, e molte persone, specialmente bambini o chi ha forme croniche, possono non avere sintomi per lungo tempo.
La diagnosi si basa su un esame del sangue per la ricerca di anticorpi o per la quantificazione del materiale genetico virale. Ulteriori esami di funzionalità epatica e di imaging (come elastografia, ecografia o biopsia epatica) possono essere eseguiti per valutare l’entità del danno al fegato.
Il trattamento varia in base al tipo di epatite. L’epatite A ed E spesso guariscono spontaneamente, richiedendo riposo e una dieta sana. Per l’epatite B cronica, si usano farmaci antivirali per ridurre il danno al fegato. L’epatite C è curabile nella maggior parte dei casi con farmaci antivirali in 8-12 settimane. Per l’epatite D, non esiste un trattamento universale, ma alcuni farmaci specifici possono essere efficaci.
Sì, esistono vaccini efficaci per l’epatite A e B. La vaccinazione è la prevenzione più efficace. Il vaccino per l’epatite B è obbligatorio per i nuovi nati in Italia e protegge anche dall’epatite D. Attualmente, non è disponibile un vaccino per l’epatite C e quello per l’epatite E è disponibile e autorizzato solo in Cina.
Oltre ai vaccini, è fondamentale adottare comportamenti a rischio ridotto. Per le epatiti trasmesse da sangue (B, C, D): non condividere aghi, usare guanti se si tocca sangue altrui, assicurarsi della sterilizzazione degli strumenti per tatuaggi/piercing, non condividere oggetti personali come rasoi o spazzolini e usare sempre il preservativo nei rapporti a rischio. Per le epatiti trasmesse da cibo/acqua (A, E): lavarsi scrupolosamente le mani (dopo aver usato il bagno, prima di preparare cibo), usare gel disinfettante se non disponibili acqua e sapone, e assicurarsi di consumare cibo e acqua di origine sicura e controllata.