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Prevenzione e cura del microbiota intestinale perché è importante

da | Apr 18, 2025

Un tempo conosciuto come flora batterica intestinale, il microbiota intestinale è l’insieme dei microrganismi (batteri, virus, funghi e protozoi) presenti all’interno dell’intestino umano.

Il microbiota intestinale è costituito da miliardi di microrganismi (si parla di mille miliardi), che interagiscono tra loro come fossero un unico organismo e ricoprono funzioni fondamentali per la salute e il benessere dell’essere umano.

Sulla base di quanto emerso dagli studi, per sottolinearne la rilevanza biologica, gli esperti considerano il microbiota intestinale una sorta di organo del corpo umano: contiene oltre 10 volte il numero di cellule presenti nel corpo umano e oltre 100 volte il numero di geni del genoma umano, possiede una componente ereditabile e risente di fattori come alimentazione, storia personale (compresa quella clinica), popolazione di appartenenza, stile di vita, luogo in cui si vive, allattamento e tipo di parto (sembra che, per i bambini nati con parto naturale, lo sviluppo del microbiota intestinale cominci già alla nascita).

Approfondiamo il tema insieme e cerchiamo di capire perché il microbiota intestinale è importante e in che modo prendersene cura.

Perché prendersi cura del microbiota intestinale: le funzioni

Il microbiota intestinale opera in simbiosi con l’organismo umano, promuovendone la salute. Gli studi in letteratura riportano che esso interagisce con i sistemi digerente, immunitario, endocrino e nervoso, espletando funzioni protettive, metaboliche e strutturali.

Occorre precisare che alcune funzioni e interazioni del microbiota intestinale sono state ben comprese e descritte (come nel caso del sistema digerente e di quello immunitario), altre invece sono ancora oggetto di indagine (è il caso di quelle che riguardano i sistemi nervoso ed endocrino).

Vediamo insieme nel dettaglio.

Sistema digerente

I microrganismi del microbiota intestinale contribuiscono alla scomposizione di determinati carboidrati complessi e della fibra alimentare, scomposizione che il corpo umano, da solo, non sarebbe in grado di attuare.

Il microbiota intestinale, inoltre, mette a disposizioni enzimi utili alla produzione di alcune vitamine, tra cui la B1, la B2, la B6, la B9, la B12 e la K. Una carenza di tali proteine può predisporre a problemi di salute.

Infine, il microbiota intestinale è coinvolto nella metabolizzazione della bile e nel riciclo degli acidi biliari

Sistema immunitario

I microrganismi del microbiota intestinale aiutano a tenere sotto controllo batteri e altri patogeni che potrebbero invadere l’intestino, innescando talvolta anche pericolose infezioni. Il modo in cui fanno ciò è occupando gli spazi utili all’interno dell’intestino e sottraendo ai patogeni il nutrimento. Questo spiega per quale ragione, quando il microbiota intestinale è alterato, i batteri patogeni hanno il sopravvento e innescano un’infezione.

Il microbiota intestinale, inoltre, produce acidi grassi a catena corta, sostanze con proprietà anti-infiammatorie molto importanti nel promuovere le cellule del rivestimento intestinale (che fungono da barriera contro i patogeni), nel mantenere sano l’ambiente intestinale in generale e nel ridurre i processi infiammatori locali.

Cosa accade quando il microbiota intestinale è alterato: la disbiosi

Quando il sistema biologico del microbiota intestinale è alterato, si parla di disbiosi. Più esattamente, l’espressione disbiosi può includere:

  • impoverimento della popolazione di batteri buoni: significa che i batteri ad azione benefica si riducono;
  • crescita eccessiva di batteri potenzialmente patogeni: ciò comporta un disequilibrio tra la popolazione dei batteri buoni e quella dei batteri potenzialmente patogeni;
  • riduzione della diversità batterica complessiva: la forza del microbiota intestinale sta anche nella diversità dei microrganismi che la compongono. Se tale diversità si riduce, anche l’efficienza del microbiota stesso ne risente.

In genere, la disbiosi inizia con una di queste tre alterazioni; successivamente, in tempo abbastanza rapidi, si aggiungono le altre.

La disbiosi indebolisce l’intestino, il quale diviene più vulnerabile all’azione dei microrganismi patogeni che vivono generalmente a livello intestinale e che, in condizioni normali, sono tenuti sotto controllo dal microbiota intestinale.

Tra i fattori responsabili di disbiosi, si segnalano:

  • alimentazione squilibrata (dieta ricca di zuccheri raffinati, grassi saturi, proteine di origine animale e cibi spazzatura, e carente in frutta e verdura, fibra alimentare, ecc.);
  • fumo e alcol;
  • sedentarietà;
  • uso improprio di antibiotici;
  • infezioni gastroenteriche.

Come si può notare, la disbiosi dipende in larga misura da uno stile di vita poco salutistico e da scelte avventate, che con una presa di coscienza e una corretta informazione si possono correggere ed evitare.

Quali patologie sono associate alla disbiosi?

La disbiosi può avere un ruolo nello sviluppo di svariate patologie, tra cui:

  • infezioni gastrointestinali: per colpa della disbiosi, i microrganismi patogeni presenti nell’intestino prendono il sopravvento provocando infezioni temporanee o croniche. I patogeni più invasivi possono addirittura oltrepassare la barriera intestinale e raggiungere il circolo sanguigno;
  • SIBO (sovracrescita batterica intestinale): consiste nell’eccessivo popolamento dell’intestino tenue da parte di batteri che solitamente dovrebbero localizzarsi soltanto nel colon. La SIBO può creare disturbi digestivi e malassorbimento;
  • malattie infiammatorie intestinali: sono patologie autoimmuni che si caratterizzano per un’infiammazione cronica dell’intestino e per sintomi quali diarrea acquosa e dolore addominale. Rientrano tra queste condizioni la colite ulcerosa, il morbo di Crohn e la colite microscopica;
  • aterosclerosi: con la disbiosi potrebbero prendere il sopravvento batteri che producono trimetilammina N-ossido (TMAO), una sostanza il cui accumulo nelle arterie compromette l’elasticità di queste e aumenta il rischio cardiovascolare individuale;
  • tumori: in particolare, si segnalano il tumore del colon, del pancreas e del fegato;
  • malattie neurodegenerative: la disbiosi è associata a morbo di Parkinson, sclerosi multipla e morbo di Alzheimer.

Ma non è ancora tutto. 

Studi diversi 1, infatti, riportano di correlazioni, più o meno rilevanti, tra disbiosi intestinali e condizioni come l’obesità, il diabete, il fegato grasso, la sindrome del colon irritabile, le allergie, l’artrite reumatoide.

Il test del microbiota intestinale: a cosa serve e come si fa?

Per capire se il microbiota intestinale è sano o presenta invece squilibri, bisogna affidarsi al cosiddetto test del microbiota intestinale.

Effettuato su un campione di feci, questo esame analizza la composizione delle popolazioni di microrganismi presenti a livello intestinale, fornendo informazioni importanti sullo stato di salute del microbiota. L’analisi prevede l’estrazione del DNA del patrimonio di microrganismi che vivono nell’intestino (microbioma) e il suo studio, per una comprensione più dettagliata del microbiota intestinale e della sua composizione.

Il test del microbiota intestinale è utile in chiave preventiva, in quanto permette di individuare precocemente eventuali disequilibri che, se trascurati, potrebbero sfociare in complicanze più serie. Inoltre, in base al suo esito, permette anche di stilare la dieta correttiva più adeguata e se questa ha bisogno di un’integrazione con probiotici e prebiotici.

Cosa fare per migliorare il microbiota intestinale?

Il primo intervento per migliorare il microbiota intestinale e mantenerlo efficiente è di tipo alimentare: una dieta sana ed equilibrata, che premia la frutta, la verdura, i cibi ad alto contenuto di grassi insaturi (es: pesce, frutta secca) e gli alimenti fermentati, e penalizza invece gli alimenti industriali, i cibi ricchi in grassi saturi e le proteine di origine animale, è fondamentale per la salute del microbiota intestinale.

Se l’adozione di un regime alimentare sano ed equilibrato non è sufficiente, è possibile implementare l’intervento dietetico con:

  • integrazione di probiotici e/o prebiotici: i probiotici sono microrganismi vivi che, se somministrati in quantità adeguate, sono di beneficio alla salute dell’ospite, contribuendo all’equilibrio tra le varie popolazioni batteriche intestinali. I prebiotici, invece, sono molecole selezionate in grado di favorire la crescita e l’attività dei microrganismi del microbiota intestinale;
  • trapianto fecale: è una terapia medica che prevede il trasferimento del materiale fecale da un individuo sano a una persona con una seria problematica legata alla disbiosi. In Italia, il trapianto fecale è autorizzato esclusivamente per la cura delle infezioni da Clostridium difficile resistenti alla terapia antibiotica. 

Le attuali ricerche relative al microbiota intestinale stanno cercando di capire meglio i suoi meccanismi di funzionamento e il ruolo che ha la disbiosi, ovvero la sua alterazione, rispetto alle patologie a cui è stata associata, il tutto allo scopo di sviluppare nuove strategie di cura e prevenzione.

Conclusioni

Il microbiota intestinale è un protagonista della salute e del benessere dell’essere umano. Esso ricopre funzioni protettive, metaboliche e strutturali, che proteggono da processi infiammatori, infezioni e diverse altre patologie.

La sua alterazione, la disbiosi, può essere corretta; serve, però, un miglioramento dello stile di vita, a partire dalla dieta, che deve essere sana ed equilibrata.

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